giovedì 20 giugno 2013

LA CARITA' NON HA ORE - L'Apostolato di Giuseppina Berettoni nelle "periferie" di Roma.

"Nonostante i malanni fisici non le fossero mancati, tuttavia si può con certezza dichiarare che Giuseppina si comportò sempre come se avesse un corpo “sano, robusto e valido”.  Prova ne sono le varie tribolazioni e sofferenze fisiche a cui ella per tutta la sua esistenza non si sottrasse e che praticamente procurarono non solo la conversione dei suoi fratelli bisognosi, “i peccatori”, ma pure la purificazione vieppiù dal fuoco della carità esercitata verso di loro. E se così forte non fosse stata la sua volontà di vincere i suoi problemi fisici, non avrebbe potuto dedicarsi a tanto bene per il prossimo offerto ben oltre al normale orario di lavoro di maestra fra i bimbi che pure comportava non poca fatica".

Con queste parole un suo biografo, il Pio Antico, ha dato ragione dell'indefessa opera di apostolato, vissuto fino alla prematura morte da Giuseppina Berettoni.
 

La Carità non ha ore per Giuseppina e ricordiamo, solo per fare alcuni esempi, la sua opera di insegnante all’Asilo Savoia e poi per nove anni alla Magliana, e infine a Ponte Mammolo. Ovunque Giuseppina si calava totalmente nella realtà sociale in cui si trovava ad operare facendosi prossimo in tutta se stessa, senza nulla volere, se non portare solidarietà, conforto e amore.

Nella Campagna romana sorgevano
le prime dignitose case della periferia
accanto a baraccopoli e capanne
Nei primi decenni del ‘900, la città di Roma era ancora racchiusa tra le sue mura e le sue più immediate vicinanze, ma nella campagna romana, costituita in gran parte da latifondi e terre da pascolo, si stavano formando i primi nuclei abitativi, i nuovi quartieri della città.
La situazione di chi abitava queste periferie era molto spesso di povertà, se non proprio miseria, degrado e abbandono. Come ancora oggi nei nuovi insediamenti, accanto alle prime dignitose case, sorgevano casupole se non baracche. e ancora sopravvivevano le capanne di fango e paglia dei pastori.
 

La Malaria - Acquitrini e paludi favorivano la malaria.
 

Situazione specialmente dell'infanzia -  I bambini erano spesso malnutriti e ovunque l’igiene era scarsa e proliferavano i parassiti, di ogni specie, pidocchi, oosiuri intestinali propri dei bambini etc. I presidi dell’Istituto d’igiene e le Scuole rurali avranno uno sviluppo lento.  In questa realtà di periferia urgeva quella Carità che Giuseppina seppe esprimere e donare pienamente, sorretta com’era da una volontà indomita e da un Fede tenace.


L'epidemia cosiddetta Spagnola - Nel 1918 si propagò in tutto il mondo l’Influenza Spagnola che causò cinquanta milioni di morti, fino a 675.000 nella sola Italia. A Roma si arrivò a contare 400 decessi al giorno! Le scuole chiusero per evitare il propagarsi del contagio e le famiglie già povere sprofondarono nella disperazione.
Giuseppina non le abbandona e si fa buona samaritana per le borgate e le campagne portando ovunque sollievo e medicine. La sua vita è da esempio oggi per tanti laici impegnati oggi nel "volontariato", di cui Giuseppina fu antesignana.

Il suo non fu solo semplice umanitarismo, ma l'applicazione del puro messaggio evangelico e francescano, mossa com'era a compiere quelle opere di Carità spirituale e corporale, conferitole da quelle promesse battesimali che Ella professo fino alla donazione totale di se stessa: "c’è anche il martirio quotidiano, che non comporta la morte ma anch’esso è un perdere la vita” per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio. Pensiamo: quanti papà e mamme ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Pensiamo a questi! Quanti sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità! (Papa Francesco, Angelus di domenica 23 giugno 2013).

Giuseppina maestra
alla Magliana
Quel Natale Ponte Mammolo che fece "nascere Gesù".
 
Nell’ottobre 1926, pochi mesi prima della morte, Giuseppina fu trasferita dall'Asilo della Magliana a quello di Ponte Mammolo, altra borgata che in quegli anni stava sorgendo nella desolazione dell’Agro Romano. Ai tempi, la Chiesa più prossima era a circa quattro chilometri, sicché la maggior parte di quegli abitanti non aveva la possibilità, nemmeno nei giorni festivi,
di partecipare la S. Messa. Giuseppina propose di raccogliere offerte per la costruzione di una cappella.
Intanto, apprestandosi il Natale volle procurare che almeno in quella festività, tanto cara al cuore del cristiano, il popolo della borgata avesse la gioia di assistere alla celebrazione d'una Santa Messa.

Ottenuto dall'autorità ecclesiastica il permesso di far celebrare la Messa in un'aula della scuola, andò alla ricerca di tutto l'occorrente per il sacro Rito e per il Presepio, camminando per chilometri, portando tutto sulla testa - come usano le contadine - senza darsi pensiero per l'estenuante fatica.
Si compì il miracolo: la cattedra della scuola divenne l'altare, e nel giorno benedetto numerosi abitanti della borgata poterono assistere alla S. Messa celebrata dal parroco di zona. Rientrò a casa stanca morta, ma felice di aver fatto “nascere Gesù in quella Borgata”.

Dalla Magliana a Ponte Mammolo Giuseppina Berettoni consumò tutta se stessa per i poveri delle periferie di Roma.

Riprendendo il testo del Pio Antico: "In questo periodo estremo della sua attività - si domanda l'autore - Giuseppina ha avuto il presentimento dell'approssimarsi alla sua fine? In realtà Giuseppina negli ultimi tempi soffriva di debolezza cardiaca, che la costringeva ad alzarsi di notte per il malessere che l'opprimeva. Nonostante la sofferenza, però, il giorno 16 gennaio 1927, cioè la vigilia della sua morte, volle recarsi alla Magliana per zelare le opere di apostolato che vi aveva suscitato. Infatti, Giuseppina pur con la scuola a Ponte Mammolo, non abbandonò le opere avviate alla Magliana. Nonostante già accusasse fitte al cuore e spossamenti, fino alla morte rimase fedele a chi il Signore gli aveva affidato".

Alla sua morte, il feretro fu trasportata nella chiesa di Ss. Pietro e Marcellino in via Merulana per i funerali. Tra i numerosi partecipanti, i fratelli e le sorelle del Terz’Ordine di S.Antonio, accompagnati dal loro Assistente P. Ignazio Beschin, di cui è in corso la Causa di beatificazione. L'eco nella città fu grande, tantè che giustamente Giuseppina Berettoni può a ragione dirsi "un esempio" per la Diocesi di Roma. Notizia della sua dipartita e cronaca dei funerali fu pubblicata sulle pagine dell' "Osservatore Romano".
Dalle "periferie" di Roma, poi, giunsero il parroco della Magliana mons. Buzi, con altri membri delle opere parrocchiali, e una rappresentanza delle insegnanti e degli alunni dell'Agro Romano, che circondarono il feretro col vessillo della scuola, recando un fiore in mano: una commovente testimonianza d'affetto e di riconoscenza di questi giovani e giovinette, della comunità tutta di queste parrocchie e realtà sociali che ella aveva sempre amato e beneficato.
 
Marco Stocchi